La Guerra
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LA GUERRA 1940 - 1945

 

1 luglio 1940 - Per espresso volere del Gen. Riccardo Moizo, Comandante Generale dei Carabinieri Reali, 22 ufficiali, 50 sottufficiali e 320 appuntati e carabinieri, provenienti da vari reparti dell'Arma, tutti volontari, vengono concentrati nella caserma "Podgora" in Roma per la costituzione del battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti.

12 luglio 1940 - Lo Stato Maggiore del Regio Esercito formalizzava l'avvenuta costituzione del reparto, attribuendogli la denominazione di 1° battaglione Paracadutisti e ne dispone l'aggregazione alla Scuola Paracadutisti di Tarquinia per l'addestramento lancistico. Il battaglione, al comando del maggiore Bruto Bixio Bersanetti è articolato su 3 compagnie comandate rispettivamente dai tenenti Salvatore Palermo, Giuseppe Casini e Osmano Bonapace.

24 agosto 1940 - Nella prova considerata più ardua, il salto dalla "torre" (alta 65 metri, con un trampolino di superficie ridottissima e senza ringhiera), si registra la prima perdita del battaglione: il carabiniere della I^ Compagnia Alice Verrico.

27 novembre 1940 - Durante i primi lanci di brevetto perde la vita il maresciallo capo Gennaro Ventura, precipitato in "candela" per la mancata apertura del paracadute: in quegli anni non era ancora previsto l'uso del paracadute ausiliario. Malgrado l'incidente il morale dei carabinieri rimane alto.

31 marzo 1941 - Nasce il 1° reggimento Paracadutisti per inquadrare le prime unità della specialità. Il primo dei 3 battaglioni che lo compongono è quello dell'Arma. Nello stesso periodo, il comando del 1° battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti passa al Maggiore Edoardo Alessi.

8 giugno 1941 - Solo per il battaglione CC.RR. paracadutisti giunse improvviso l'ordine di partenza per l'Africa Settentrionale. I carabinieri accolgono la notizia con entusiasmo anche se questa inaspettata decisione dei Comandi Superiori, secondo alcune testimonianze, sarebbe stata presa per punire qualche atteggiamento poco ortodosso ed irrispettoso nei confronti del regime. Alcuni episodi infatti avrebbero indotto l'O.V.R.A., la polizia politica fascista, a sospettare che nel battaglione vi fossero diffusi sentimenti antifascisti: in particolare le voci di malcontento raccolte all'indomani della destinazione del Capo di S.M.R.E., Generale Pietro Badoglio e per ultimo un'imitazione ben riuscita di un discorso del Duce da parte di un sottotenente dei carabinieri paracadutisti, tale Ragnini, che al termine della cena del 5 giugno precedente in occasione della festa dell'Arma, aveva suscitato l'ilarità di tutti i commensali, gli ufficiali del reparto ed altri invitati, compreso lo stesso comandante della Scuola di Tarquinia, Colonnello Giuseppe Baudoin.

18 luglio 1941 - Mentre una "compagnia carabinieri complementati" resta presso la scuola di Tarquinia per ripianare le prevedibili perdite che il reparto potrebbe subire in combattimento, il battaglione sbarca nel porto di Tripoli. L'unità è costituita da un Reparto Comando agli ordini del tenente Max Ambrosi e 3 compagnie al comando dei tenenti Gennaro Piccini Leopardi, Giuseppe Casini, Osmano Bonapace,  per un totale di 26 ufficiali, 51 sottufficiali 322 appuntati e carabinieri.

15 agosto 1941 - Il battaglione si sposta con una marcia di circa 30 chilometri nel deserto di Zavia a Suani ben Aden. Il reparto ha il compito di prevenire e respingere gli attacchi dei "commandos" britannici. Durante un'incursione aerea contro l'aeroporto italiano di Castel Benito rimane ferito il primo carabiniere paracadutista Antonio Bau.

8 novembre 1941 - Il 1° battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti viene posto alle dipendenze del Corpo d'Armata di Manovra (C.A.M.) e riceve l'ordine di trasferirsi nel Gebel Cirenaico, dove assolve numerosi compiti tra cui il presidio di Lamluda, Derna e Cirene, sede del Comando Superiore Forze Armate A.S., nonché la sorveglianza anticommandos di un tratto di costa cirenaica. In questo periodo il battaglione sostiene alcuni scontri con il nemico tra cui di particolare rilievo il combattimento svoltosi il 19 novembre nei pressi di Cirene che termina con la cattura di un ufficiale, un sottufficiale, 10 militari inglesi e 42 guerriglieri libici.

14 dicembre 1941 - Su ordine personale del Generale Rommel, comandante del Panzergruppe "Afrika", al maggiore Edoardo Alessi, il reparto raggiunge il bivio di Eluet el Asel con il compito di arrestare l'avanzata delle unità britanniche che, sfruttando le piste provenienti dall'interno, intendono tagliare la strada alle Divisioni italiane in ritirata lungo la via Balbia.

19 dicembre 1941 - Inizia la battaglia di Eluet el Asel. Il battaglione, rinforzato da un plotone di guastatori paracadutisti, alcuni cannoni da 47/32 serviti da bersaglieri ed un plotone di paracadutisti libici, dopo aver respinto per un'intera giornata i ripetuti assalti di una brigata meccanizzata inglese, assolto il proprio compito e ricevuto l'ordine di ripiegare, ormai circondato, durante la notte si apre la strada verso le linee amiche combattendo e cercando di forzare diversi sbarramenti inglesi. Gli stessi nemici, in una trasmissione del 28 dicembre di Radio Londra, ammettono che "i carabinieri paracadutisti si sono battuti come leoni e che mai i reparti britannici avevano incontrato una così accanita resistenza!"".

20 dicembre 1941 - Al termine della battaglia un plotone del battaglione agli ordini del tenente Enrico Mollo, rimasto isolato ed appiedato, decide di non arrendersi ma, raccolti altri militari sbandati presenti in zona, opera clandestinamente dietro le linee nemiche per circa 60 giorni, proteggendo i coloni italiani del villaggio Luigi di Savoia dai predoni arabi, svolgendo - nonostante le reazioni inglesi - attività di sabotaggio contro obiettivi militari e, successivamente, nel febbraio del 1942, facilitando la riconquista del territorio da parte delle Forze Armate italo-tedesche.

20 dicembre 1941 - Al termine dei combattimenti, riescono a raggiungere Agedabia, oltre al comandante, 9 ufficiali, 4 sottufficiali e 30 carabinieri che vengono poi trasferiti a Sirte. Il prezzo pagato dal battaglione è molto elevato: 31 caduti, 37 feriti e 251 dispersi. A riconoscimento dei numerosi atti di valore compiuti verranno concesse negli anni seguenti: 5 Medaglie d'Argento al V.M. di cui 4 alla Memoria, 6 Medaglie di bronzo al V.M. di cui una alla memoria e 4 Croci al V.M.

6 marzo 1942 - I superstiti del battaglione rientrano in Patria e partecipano alla cerimonia dello scioglimento ufficiale del reparto nella sede della Legione Territoriale in Roma.

13 maggio 1942 - Il Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, Generale Vittorio Ambrosio, invia una lettera di elogio al Comando Generale dell'Arma nel quale afferma:"...Il battaglione CC.RR., primo dei battaglioni paracadutisti italiani per la data di formazione e per numero e primo giunto fra questi al cimento della guerra, ha saputo riconfermare le tradizionali virtù militari dell'Arma, scrivendo insieme la prima pagina della storia dei paracadutisti.""

15 luglio 1942 - Con i carabinieri superstiti di Eluet el Asel vengono formate 2 sezioni mobilitate: la 184^ Sezione Carabinieri, agli ordini del tenente Franco Perrone e la 314^ Sezione Carabinieri, agli ordini del capitano Marcello Capello. La prima viene assegnata alla Divisione Paracadutisti Folgore e torna subito in prima linea condividendo fino ad El Alamein l'eroico destino della grande unità. La seconda invece assegnata alla Divisione Paracadutisti Nembo della quale segue le vicende: di stanza in Sardegna al momento dell'armistizio rimane fedele alla monarchia confluisce successivamente nel Corpo Italiano di Liberazione C.I.L.), venendo infine inquadrata nel Gruppo di Combattimento Folgore e partecipando a tutti i combattimenti della campagna di liberazione.

24 settembre 1943 - Il tenente Alfredo Sandulli Mercuro, reduce di Eluet el Asel, comandante della 27^ Sezione Carabinieri della Divisione Acqui di stanza in Cefalonia, si distingue come animatore della resistenza ai tedeschi e, catturato dopo 13 giorni di furiosi combattimenti, affronta eroicamente e sdegnosamente il plotone d'esecuzione nazista meritando una Medaglia d'Oro al V.M. alla Memoria.

26 aprile 1945 - Il tenente colonnello Edoardo Alessi, già comandante del battaglione, divenuto comandante del Gruppo Carabinieri di Sondrio, dopo aver rifiutato il giuramento di fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana ed aderito al Fronte di Resistenza e Liberazione Nazionale, chiamato al comando della I^ Divisione alpina "Valtellina" con il nome in codice di "Marcello", muore in un misterioso agguato a Colombara di Sondrio. Alla sua memoria viene concessa una medaglia d'Argento al V.M.